giu
1
2013

Ritrovare il baricentro della propria vita

       Il Vangelo di questa Domenica (Lc 9, 12-17) Solennità del Corpus Domini è un invito a tornare alla Fonte, ad immergerci nel Signore della vita per trovare dimora e da lì tornare ad operare in modo nuovo.

      Questa esperienza potrà farci uscire dal senso di impotenza proprio di questi giorni in cui vediamo tanti che, segnati dalla disoccupazione, dalla crisi familiare, politica e valoriale, si ritirano sfiduciati come se non ci fosse più speranza per vivere il proprio oggi aprendosi al domani. Di fronte alla tristezza di questo tempo storico il Vangelo ci mostra una Luce nuova che, se accolta, può diventare gioia nel nostro oggi.
      Gli apostoli tornano dalla loro missione, sono stati inviati da Gesù e lo stesso fatto di essere suoi discepoli diventa per loro occasione di annuncio, la loro vita dice qualcosa perché seguono il Maestro, non hanno risposte in loro stessi, ma è la sua Parola che cercano ed annunciano. La Parola ci interpella, quando la annunciamo la andiamo comprendendo sempre più perché e viva e continua ad interpellare la nostra vita. 
Le folle hanno un bisogno, sono affamate! Ricordiamo come Cristo si confronta nel deserto con la sottile tentazione di sfamarsi in modo improprio, mangiare ciò che toglie la vita anziché darla. Dio non nega il fatto che abbiamo fame anzi la riconosce e se ne prende cura.More...

mag
26
2013

"Me l'aspettavo": il sorriso di don Pino

         Stiamo vivendo in questi giorni un’esperienza straordinaria, il nuovo raduno dei Missionari di Strada è segnato da due Eventi-segno del tutto straordinari la beatificazione di don Pino Puglisi che abbiamo celebrato stamane e la solennità della Santissima Trinità propria di questa domenica.
In entrambi gli eventi in modo straordinario ci viene rivelato il volto di Dio. La relazione che Lui stabilisce e desidera avere con ogni essere umano, la sua conoscenza che è, al contempo, conoscenza di noi stessi e della nostra identità.
         In primo luogo per conoscere Dio bisogna comprendere quel che è stato detto e rivelato da Gesù, bisogna comprendere come l’amore resta vivo in questo mondo, infatti guardando Gesù qualcuno potrebbe dubitare che chi dona possa trovare gioia o esprimere appieno la sua vita.
         Il brano del Vangelo di questa domenica, Gv 16, 12-15, racconta di come gli apostoli accolgono la consegna di Gesù. Lui ha detto che di lì a poco sarebbe andato via da loro e questo è colto come la fine di tutto, il cuore è triste perché leggono l’offerta di Gesù ed il suo affrontare la persecuzione come luogo di morte. Gesù rivela loro che il “dove” non è la tomba ma il ritorno al Padre e ancora, dopo l’evento della Resurrezione, quando i discepoli cercheranno Gesù tra i morti, Lui ricorderà loro quanto aveva preannunciato.
           È lo Spirito Santo che permette di cogliere la Verità e cioè di svelare ciò che ingabbia e uccide proprio perché peccato. L’offerta di Gesù diventa così svelamento della logica del male che perde il suo potere, tutti potremmo sentirci minacciati dalla tentazione di perdere la vita, di non valere abbastanza, ed è quando assecondiamo questa insinuazione che aderiamo alle logiche di potere, di egocentrismo, di competizione con l’altro riconosciuto quale rivale e non come fratello.
          Consegnandosi Gesù mostra che la logica dell’amore è superiore al male ed è l’unica logica vera, che cioè realizza l’eternità. Il male invece promette l’eternità felice ed in realtà procura l’infelicità eterna. Per passare dalla logica di competizione a quella della comunione è necessario non cercare di essere importanti, i primi, ma interessarsi all’altro, cercare di fare primeggiare l’altro proprio perché amato. È la logica di competizione a ferire le relazioni fraterne, basti pensare alla vicenda di Caino e Abele, ove il primo invidia che l’offerta del fratello sia gradita a Dio. Legge, infatti, questa gioia e accoglienza del Padre quale principio di disparità e non d’amore. More...

mag
19
2013

Senza azione dello Spirito non c'è Annuncio

      Cinquanta giorni dopo la Resurrezione celebriamo la Pentecoste, il dono dello Spirito Santo sulla Chiesa. Gesù dona lo Spirito Santo già sulla Croce ove “emette il suo Spirito”. Di fatto il dono dello Spirito è l’esperienza pasquale, il giorno senza tramonto che noi cristiani celebriamo per cinquanta giorni, nel tempo pasquale appunto, come ad indicare il tempo della pienezza che in realtà non ha più fine. La Pasqua ha compimento nella Pentecoste cioè quando l’umanità riceve la pienezza della vita, quando la Resurrezione si fa occasione per tutti.
          In primo luogo voglio richiamare due immagini bibliche evocative della presenza dello Spirito: la colomba ed il fuoco. La prima è mite, cioè rispetta senza essere intrusiva, così è della proposta di Dio che viene a temperare la sua Onnipotenza chinandosi verso la sua Creatura. Il fuoco invece mostra tutta l’impetuosità di Dio, una forza che però è passionale cioè fondata sull’Amore, e proprio per questo, se accolto, capace di riscaldare fino ad infiammare, bruciando ogni sorta di impurità, di ostacolo che viene trasformato dalla misericordia di Dio.More...

mag
6
2013

Lei una di Noi

      Mariella da Canicattì, una di noi. Missionaria di Strada che ha iniziato il suo Cammino proprio partendo dalla Missione che si è svolta nella sua Città nel novembre 2005. Tante esperienze condivise assieme, i Laboratori di vita, le Camminate nella notte, i sabati di Dashuria in cammino, i Campi in Albania, le settimane di Deserto…  ed ora l’ingresso a Noviziato.
        Sì, le Suore Cappuccine dell’Immacolata di Lourdes domenica 12 accoglieranno Mariella nel noviziato di Torchiagina per due anni di esperienza volti a discernere e a conoscere da vicino la vita di consacrazione.
        Un pensiero speciale domenica pomeriggio, la Fraternità sarà in comunione di preghiera per sostenere Mariella in questa novità di vita.

mag
4
2013

Fare spazio è mostrare il "Sorriso" di Dio

    Il Vangelo di questa domenica (Gv 14, 23-39) continua a rivelare l’umiltà di Dio infatti incontriamo Gesù il quale dice di stare preparando un posto presso il Padre e pertanto non lascia orfani i suoi.
         È interessante questo accostamento, non avere posto è un po’ come restare orfani mancare di un Padre. La paternità di Dio si esprime con il fare spazio, dare posto ai figli, è questa la logica dell’amore. Sorprende pensare che alla sua nascita Gesù non trova un posto, “non c’era posto per loro in un alloggio”, l’umanità deve ancora imparare che cosa significa far posto!
         Ama chi non occupa tutto, ma chi fa spazio all’altro, lo accoglie dentro di sé, nella sua di vita. Così è di Dio che ha fatto spazio nella sua vita, anche nella sua relazione intima ove non c’è più soltanto il Padre, il Figlio e lo Spirito, ora all’interno di questa relazione trova spazio l’intera umanità. Pensiamo “semplicemente” all’Evento dell’Incarnazione, da quando Dio si è incarnato non è più lo stesso! Cioè ha accettato di vincolarsi intimamente con la creatura, di favorire una vicinanza estrema, tanto che ancora oggi quando il popolo dei battezzati si riunisce a celebrare Eucarestia ecco che Lui si rende presente, il popolo ha la capacità di rendere presente Dio.More...

mag
1
2013

Se hai fede... Puoi!

Domani i MdS tornano in strada per animare la Giovaninfesta organizzata dal Servizio di Pastorale giovanile della Diocesi di Agrigento. A Sambuca di Sicilia lo slogan “SE HAI FEDE, PUOI..!.” guiderà la giornata di condivisione, gioco, canti e preghiera.  Anche noi capaci di sognare se poggiamo la vita in Cristo.

apr
21
2013

La Cura del Bel Pastore

    Oggi celebriamo la Giornata Mondiale per le Vocazioni. Padre Francesco, il Vescovo di Roma, recuperando l’immagine del Bel pastore proposta dal Vangelo (Gv 10, 27-30), indica quale stile è chiamato a vivere ogni Pastore a servizio nella Chiesa. La cura del Gregge secondo il cuore di Dio.
     Penserei da tre dimensioni che ci permettono di sintetizzare lo stile proposto da Gesù. 
     In primo luogo partire dalla dimensione dell’ascolto. Se di Dio si può dire che “In principio è la Parola” dell’uomo si può dire che “In principio è l’Ascolto”. L’essere umano è relazione e ciò significa che non può chiudersi in se stesso per vivere, ha bisogno di mantenersi aperto all’ascolto per trovare la propria direzione di vita, vivere emozioni e nutrire desideri. La persona che pretende di bastare a se stessa volendo diventare “parola” per l’altro, ergendosi ad idolo, di fatto non vive relazioni ma soggioga, manipola, asserve l’altro a se e ciò spegne la propria ed altrui vita. Noi viviamo se permaniamo in ascolto, Gesù dice che il gregge ascolta e riconosce la voce del Pastore che si prende cura. Ascoltare l’altra persona ci permette di cogliere, dal tono e dalla cadenza oltre che dai contenuti, il sentimento che nutre per noi. Ascoltando la Voce di Dio ciascuno può mettersi in cammino perché si sente amato. Il discepolo ascolta e segue, dall’ascolto nasce la sequela.  
      Un secondo aspetto è l’uscire dalla logica di appropriazione. Così oggi ha ribadito padre Francesco: “ricordate che la Parola di Dio non è proprietà vostra, è Parola di Dio. E la Chiesa è la custode della Parola di Dio … per favore, non vi stancate di essere misericordiosi. Con l’olio santo darete sollievo agli infermi e anche agli anziani: non abbiate vergogna di avere tenerezza con gli anziani. …  siete pastori, non funzionari. Siete mediatori, non intermediari. Abbiate sempre davanti agli occhi l’esempio del Buon Pastore, che non è venuto per essere servito, ma per servire, e per cercare di salvare ciò che era perduto”.
Gesù si definisce quale Bel pastore e spiega questo attraverso l’esempio di vita, non è un “bel parlare” come spesso accade, non possiamo nutrirci di “belle parole” anzi queste ci strappano la verità e, di conseguenza, la bellezza della vita! More...

apr
6
2013

L'esperienza pasquale è frequentazione quotidiana

       In questi giorni la liturgia, per un’intera settimana, torna a riproporci le apparizioni del Risorto ai discepoli, come a significare l’insistenza di Dio ed il bisogno di frequentazione di quei fatti per poterli accogliere e comprendere.
          In realtà ciascuno di noi ha bisogno di una frequentazione assidua e quotidiana per potersi affezione a Dio, o meglio cogliere il suo affetto per noi. L’esperienza pasquale appartiene al cristiano che si lascia frequentare da Dio e pertanto si dispone a questa amicizia. Altrimenti la preghiera di un momento o un limitato periodo mai riuscirà ad aprire i nostri occhi e scaldare il cuore.
         In questa domenica intitolata alla Divina Misericordia assistiamo ad un nuovo incontro, l’ennesimo, che sembra darci indicazioni importanti sul come nutrire la nostra vita pasquale.
         I discepoli hanno ascoltato dalle donne il racconto della tomba vuota. Già per chi aveva visto il sepolcro vuoto era stato difficile comprendere, credere che non avessero trafugato il corpo inerme del Maestro, per i discepoli che hanno ricevuto quell’annunzio la comprensione è ancora più difficile!
        Sono disorientati, e ora si trovano nel cenacolo il luogo in cui il Maestro aveva dato loro da mangiare il suo corpo, e consegnato le ultime istruzioni: il comandamento dell’amore ed il significativo gesto della lavanda dei piedi.
       È sera, è la sera di un giorno, in realtà nella computazione ebraica sarebbe l’inizio del giorno nuovo, di fatto indica la sera di un giorno, quello di Pasqua, che non ha tramonto. Si fa sera nel nostro giorno quando non abbiamo più la capacità di vedere, di accogliere la luce.
       Questa è la loro disposizione d’animo, la chiusura, e aggiunge il testo indicando che stanno lì perché presi da paura. Si ritrovano assieme perché dominati dalla paura ed infatti “ognuno sta presso di sé”. È l’esperienza che facciamo noi umani quando viviamo da estranei cioè chini su noi stessi, pronti a difenderci dall’altro, considerato non come fratello ma come potenziale nemico.More...

mar
31
2013

Pasqua, desiderio del Cielo

   Celebriamo la Pasqua dono di Vita nuova. Qua a Gerusalemme il Sepolcro vuoto dice, come allora, che Cristo è Risorto.
             Allo stesso modo nelle nostre esistenze siamo chiamati ad abbandonare i luoghi di morte e volgere lo sguardo ove Cristo ci attende.
             Anche per noi la fiamma del Cero pasquale che ora troneggia innanzi al Sepolcro possa significare Desiderio del cielo, desiderio di una Luce che mai si spegne.   
             L’esperienza pasquale ci libera da quanto vorrebbe impedirci l’espressione piena, anche dalla tentazione di non essere fatti per l’eternità e quindi per la Comunione con Dio, la tentazione di “doverci accontentare”, di essere “meno degli altri” o, ancora, di avere “una vita senza senso”.
             Sembrano questi i “discorsi di morte” che facevano tra loro i discepoli diretti ad Emmaus.
Possa questa Pasqua aprirci gli occhi e riscaldare il cuore così come accadde  loro.
             Mi tornano in mente le parole di don Pino Puglisi, lui uomo semplice che sapeva farci ricordare il Bene per il quale siam fatti: Ognuno di noi sente dentro di sé una inclinazione, un carisma. Un progetto che rende ogni uomo unico e irripetibile. Questa chiamata, questa vocazione è il segno dello Spirito Santo in noi. Solo ascoltare questa voce può dare senso alla nostra vita.
                                           Possa ciascuno sperimentare la tenerezza di Dio.  Shalom aleichem

 

mar
28
2013

Una Veglia nella notte

   Quello che stiamo vivendo è un giorno straordinario, da duemila anni il Giovedì santo evoca il dono d’amore più grande che l’umanità abbia mai ricevuto, Dio dona la sua Vita per ogni persona. Ciascuno da quel primo “giovedì” potrà dire: si è donato per me!
           È giorno di gratitudine ma in primo luogo questo atteggiamento lo si apprende da Gesù, quell’ultima cena è un Rendimento di grazie appunto, rendere grazie al Padre per il dono della vita e, di conseguenza, consegna di questa vita: questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per Voi. La gratitudine diventa sovrabbondanza, dono per l’altro.More...

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