Jan
3
2016

Donare la Luce è accogliere la Luce

      Seconda domenica del tempo di Natale, viviamo ancora il clima di festa segnato dalla nascita del Redentore. Oggi meditando la Parola vogliamo soffermarci su un aspetto consequenziale alla Natività e cioè il dimorare di Dio in questo mondo.

      La prima lettura dal libro del Siracide (24,1-4.12-16 ) ci dà un’indicazione preziosa: «Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine, colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse: “Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele, affonda le tue radici tra i miei eletti” ». Il dimorare di Dio in mezzo a noi viene dunque raffigurato come una tenda piantata le cui radici sono sparse tra l’umana gente. Non si tratta di una fondazione ben strutturata, come una palificazione volta a costipare il terreno e a rendere ben saldo un fabbricato. Non è un piano di urbanizzazione in calcestruzzo la cui cementificazione offende il Creato.

     No, il presentarsi di Dio assume tutt’altra forma: è un attendarsi. Come a sintonizzarsi con la precarietà del vivere umano volto a continui cambiamenti e all’itineranza. I progetti di vita schematizzati e basati sul dominio e sulla brama di conquista sono fallimentari proprio perché non rispondono all’indole profonda dell’animo umano. L’avventura della vita è ben altra cosa e la ricerca di senso e felicità ha bisogno di una fonte ben diversa per trovare risposta. L’Annuncio missionario non passa, forse, per questo atteggiamento di ascolto continuo del soffio dello Spirito che porta dove Lui vuole?

       Interessante notare che la Sapienza di Dio è venuta ad affondare le sue radici tra la gente e l’immagine delle radici ci dice di questa apertura relazionale attraverso cui passa la linfa vitale. È così che Dio è venuto ad incontrare la storia dell’umanità, chinandosi fino ad affondare le sue radici nei meandri della terra ove ogni creatura cerca di affrontare il quotidiano.

       Il suo piano, allora, è di comunione piena ed è perciò che l’ordinario è elevato da una Luce nuova. Paolo, nella seconda lettura (Ef 1,3-6.15-18), ci dice: «In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo». È questo il disegno di Dio e la figliolanza proposta è una relazione viva che illumina ogni cosa. Gesù ha vissuto la quotidianità che accomuna tutti gli uomini, però è stato il suo rapporto con il Padre a dare significato ad ogni cosa. L’uomo dispera quando vuole dare senso da sé alle cose della vita o, ancora, quando in esse vuole trovare il senso ultimo distaccandosi dal rapporto di comunione con il Creatore.

        La pagina del Prologo giovanneo (Gv 1, 1-18) fa da coronamento a questa premessa. Il mistero della Natività è significato da tale desiderio di comunione che Dio vuole ristabilire per sempre con ogni creatura.

      La conoscenza di Dio è relazione, abbiamo detto, cioè apertura a questa Luce che si effonde sull’intero pianeta. La Parola di Dio ha preso forma umana, si è incarnata per accostarsi a ciascuno e questo Evento è la chiave di volta che ha riaperto l’incontro pieno tra cielo e terra.

        La parola è già un venire fuori da sé, un comunicarsi e rendersi disponibile all’altro. La Parola di Dio è creatrice, dona vita a tutto l’esistente, è luce che orienta la vita eppure, dirà il Vangelo, “non è stata accolta”, c’è un’opera di resistenza e di rifiuto propria di chi vuole rimanere nelle “tenebre”. Si legge, ancora, che “le tenebre non l’hanno afferrata”, non può essere conquistata perché raggiungerla veramente significherebbe estinguere le tenebre e, quindi, lasciarsi trasformare da essa.

        Cogliamo quanto grande è il desiderio di Dio di arrivare, attraverso la sua Parola di Luce, a tutti e nessuno escluso. Udito e vista sono sensi che per non accogliere devono davvero chiudersi, resistere. Nella loro naturalezza essi, infatti, sono recettori di suoni ed immagini senza sforzo alcuno, è così che arriva la Presenza di Dio nella vita della creatura.

       Lui non si impone ma aspetta di essere accolto, Lui si dona gratuitamente e chiede solo la fiducia, Lui continua ad amare  rendendosi presente nella storia personale di ogni essere umano, Dio resiste al rifiuto e continua ad attendere. Oggi il mistero del Natale è attesa di Dio!

 

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