May
15
2015
Il Vangelo di Domenica prossima (Mc 16, 15 – 20), solennità dell’Ascensione, ci permette di aggiungere un passo ulteriore in vista della Missione che vivremo nel Golfo di Mondello dal 2 al 9 agosto 2015.
Abbiamo l’ultima consegna che Gesù fa ai suoi discepoli. È un momento decisivo per la vita della Chiesa, il Maestro sta per lasciarli e, attraverso questo gesto, si renderà presente in modo straordinariamente nuovo, proprio, attraverso loro. Avrebbe, altrimenti, creato una sorta di dipendenza infantile, priva di responsabilità adulta nel rapporto con i suoi.
È quel che accade ai nostri tempi quando, e mi riferisco in particolare a diversi gruppi pseudo-cattolici che si diffondono nella nostro territorio, ad essere predicata è la dipendenza assoluta al “fondatore” di turno che utilizza l’obbedienza cieca quale strumento di potere per colpevolizzare o per soggiogare i suoi. Lo stesso dicasi per movimenti sincretisti dove l’unione di elementi cosmici come il contatto con la natura, l’energia bio-psichica, ed elementi di cristianesimo messi insieme, fanno apparire nello scenario nuovi “santoni” propositori di pace e di quiete che vengono guardati come in nuovi salvatori del mondo!
È ben altra cosa l’esperienza cristiana, essa racconta una libertà che si fonda sulla relazione profonda con Dio e rivela la fiducia che Lui dona ad ogni creatura che si mette in cammino accogliendo la Parola di Vita: Cristo Gesù.
Prima di salire al cielo il Maestro dà un mandato ai suoi discepoli: quello di annunciare il Vangelo a tutte le genti. È una consegna profonda che Dio affida a tutta la Chiesa, non è possibile vivere il Vangelo per se stessi ma accoglierlo equivale a condividerlo. L’esperienza evangelica è di profonda comunione con ogni creatura. È l’apertura degli orizzonti che contraddistingue l’apostolo, non si tratta di un tesoro da custodire gelosamente ma da spezzare per l’altro, è questa la vera gioia che Gesù dona ai suoi.
Il mandato missionario è parte costitutiva dell’avere accolto il Vangelo, se io credo racconto la mia fede all’altro. Non è da equivocare, questo aspetto, con una sorta di imposizione all’altro o di svalutazione di ciò che è. Non è un’opera di convincimento quella che Gesù chiede ed affida ai suoi, è piuttosto una testimonianza di vita: proprio perché trasformati dalla Parola i nostri gesti, il fare quotidiano, riveleranno un racconto nuovo. Gesù aveva detto ai suoi discepoli “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20), l’essere “con voi” insito in questa promessa, viene espresso proprio dal nostro essere con Lui, cioè dall’averlo accolto dentro (e non fuori) la propria vita.
È perciò che il poggiare l’esistenza in Cristo Gesù è contraddistinto da alcuni segni, essi esprimono l’essere accomunati al Maestro dagli stessi gesti.
Lo scacciare demòni nel nome del Signore: equivale all’afferrare la Parola di Vita senza alcun compromesso con la menzogna e con il male. Il cristiano volge le spalle alla tentazione per volgersi verso il Bene, è questa la forza dello scacciare: con il male non parlo ma il mio confronto è solo con Dio.
Ne deriva il parlare “lingue nuove” che non lascia intendere esclusivamente il dono carismatico delle lingue come può avvenire per alcuni, ma il parlare la lingua di Gesù. Il convertito al cristianesimo ha un fare nuovo contraddistinto dalla Parola che annuncia, è questo parlare che colpisce chi conosceva da prima il neo-convertivo. Dalle nostre parti si è soliti dire “ora l’ha sentiri parrari”, come a dire dello stupore che suscita le nuove parole che escono dalla sua bocca.
Anche il “prendere in mano i serpenti” è un segno correlato, si tratta del dominare il male con la propria decisione ed azione fondata sul bene. L’icone di Maria che schiaccia la testa del serpente antico indica la capacità che ha la nuova creatura al quale, ora, fonda la sua vita nel dialogo con Dio. È Lui l’interlocutore unico della propria esistenza e proprio per ciò il tentatore non ha più potere sulle decisioni ed azioni del cristiano.
Il “bere veleno senza morirne” è l’esperienza propria dell’uomo pacificato dalla relazione con Dio. Quante boccate amare e persecuzioni arrivano quotidianamente alla vita di ogni persona, ma il cristiano non si lascia strappare la relazione con il suo Signore, l’amicizia da cui trae importanza, valore ed identità, la sua vita. Spesso la mormorazione e la menzogna vorrebbero insinuare veleno nella vita di ciascuno, altre volte le continue provocazioni vorrebbero strappare la pace del cuore, eppure il cristiano rimane saldo nella fiducia perché ricorda di avere in Dio la sua ricompensa.
Riecheggia, nella esperienza dell’Ascensione, la promessa con la quale Gesù aveva affascinato i suoi primi discepoli: “vi farò pescatori di uomini”. L’immagine biblica è davvero appropriata rispetto al compito cristiano di gettare le reti e cioè di creare tutte le condizioni favorevoli all’incontro con Dio.
Il pescatore, in fondo, non ha pienamente garanzia della pesca che avverrà. A differenza del contadino che ha un maggiore “controllo” sulla pianta di cui si prende cura, il pescatore compie un atto di fiducia ogni volta che esce di buon mattino per spingersi al largo e gettare le sue reti. A lui è dato di creare le condizioni favorevoli e questa immagine bene esprime il compito missionario di ogni cristiano.
Ci stiamo preparando alla prossima missione estiva FA’ MIGLIA con NOI che vivremo a Mondello dal 2 al 9 agosto, e l’itinerario di formazione è proprio un prepararsi a creare le condizioni favorevoli, come anche la preghiera in vista della Missione.
Mi torna in mente l’espressione di un ex tossicodipendente il quale, durante il percorso di trattamento in Comunità terapeutica, un giorno all’improvviso cambiò atteggiamento, fu evidente per tutti gli operatori che aveva deciso davvero di abbandonare il suo comportamento vittimistico, come se tutto il mondo ce l’avesse con lui, per mutare vita. Era cambiato per davvero e, pertanto, un operatore gli aveva chiesto cosa fosse successo. Lui candidamente ebbe a rispondere: “Ho sentito mia nonna al telefono e lei mi ha detto: Giovanni ora basta!”. Fu sorprendente per noi constatare l’efficacia di tale essenziale intervento, gli operatori per più di un anno avevano creato le condizioni favorevoli e tutt’ad un tratto le “solite” parole della nonna avevano acquisito un significato inedito, capace di cambiamento!
In modo analogo i discepoli con l’Annuncio sono chiamati a creare un terreno fertile, ma sarà la Grazia di Dio ad intervenire di conseguenza. Loro compito rimarrà il prendere il largo di buon mattino.
In fondo l’amore vero, mi racconta un’amica, non è per chi sei disposto a fare tardi la sera, ma per chi sei disposto ad alzarti di buon mattino…