Dec
24
2011

Il segno della Misericordia

       L’umanità di tutti i tempi si è messa alla ricerca di Dio, della sua presenza nella storia o nel cielo. Quello che viene annunziato duemila anni fa nella storia del popolo d’Israele è un segno paradossale che avrebbe mostrato al contempo la presenza di Dio in cielo attraverso la sua presenza in terra. Il segno è la nascita di un bambino, quanto di più fragile ed inerme si poteva immaginare.
       Una nascita che è connotata temporalmente da un evento che non ha precedenti: il censimento di Cesare Augusto, cioè quando l’imperatore romano stava per mostrare il suo indiscusso dominio su tutta la terra conosciuta. Un espediente, il censimento, per controllare la popolazione e richiamarla ai doveri principali verso il sovrano: pagare le tasse e essere disponibile alla partenza in caso di guerra. Il censimento veniva così a garantire potere economico e militare dell’impero, e quindi un periodo di pace fondato sulla forza. È la logica della pax romana intesa come una tregua fra due guerre, tregua che veniva garantita con la minaccia di soppressione. Deduciamo come si trattasse di un tempo di grave ingiustizia sociale proprio perché tutti  dominati senza alcuno spazio per la libertà personale, così era anche della libertà religiosa. Per Israele era un gravame ancor più pesante proprio perché il popolo trovava la sua identità nel sentirsi popolo appartenente a Dio, governato esclusivamente da Lui.
      Il contesto è quello del buio, Isaia profetizzando ne parla come di un tempo in cui il popolo camminava nelle tenebre. Ecco è proprio in uno stato di precarietà, di disorientamento, di apparente trionfo del male che Dio si rivela come Luce, presenza che può trasformare l’oppressione che grava sull’umanità. Ma al di là della condizione in cui versava l’umanità il punto ancor più nevralgico è che tale intervento viene mostrato attraverso la nascita di un bambino. Ciò comporta fragilità, bisogno di cure, affidamento nelle mani altrui. Il Dio cristiano entra nella storia attraverso una modalità di estrema debolezza.
       La questione si fa ancor più complicata: da sempre l’umanità ha cercato di superare la sua limitatezza per somigliare a Dio ed ora Lui si rivela mostrandosi in tutta la precarietà della vicenda umana. Pensare che tanti ancor oggi trascorrono la vita a rinnegare la propria condizione umana, a non accettarsi perché fragili e Lui mostra la sua onnipotenza facendosi uomo.
       Il Natale viene a dare un orientamento nuovo alla storia dell’umanità, l’anelito verso l’alto verso la trascendenza diventa orientamento verso il basso, verso la ricerca della essenzialità della propria esistenza, sgomberando la propria vita di inutili gravami. Il bambino viene a mostrare la Gloria di Dio, significa il suo valore, il suo peso in termini di valutazione. Ancora l’inversione di tendenza da sempre l’umanità ha cercato di procurarsi un valore, le persone la stima di sé attraverso una immagine da acquistare, un potere da ottenere, un riconoscimento da procurare, ora il valore è riconosciuto a partire da quello che si è, al di là delle apparenze e dei titoli. Il mistero dell’incarnazione mostra all’umanità di tutti i tempi che l’Amore non ha prezzo.

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