Apr
21
2013
Oggi celebriamo la Giornata Mondiale per le Vocazioni. Padre Francesco, il Vescovo di Roma, recuperando l’immagine del Bel pastore proposta dal Vangelo (Gv 10, 27-30), indica quale stile è chiamato a vivere ogni Pastore a servizio nella Chiesa. La cura del Gregge secondo il cuore di Dio.
Penserei da tre dimensioni che ci permettono di sintetizzare lo stile proposto da Gesù.
In primo luogo partire dalla dimensione dell’ascolto. Se di Dio si può dire che “In principio è la Parola” dell’uomo si può dire che “In principio è l’Ascolto”. L’essere umano è relazione e ciò significa che non può chiudersi in se stesso per vivere, ha bisogno di mantenersi aperto all’ascolto per trovare la propria direzione di vita, vivere emozioni e nutrire desideri. La persona che pretende di bastare a se stessa volendo diventare “parola” per l’altro, ergendosi ad idolo, di fatto non vive relazioni ma soggioga, manipola, asserve l’altro a se e ciò spegne la propria ed altrui vita. Noi viviamo se permaniamo in ascolto, Gesù dice che il gregge ascolta e riconosce la voce del Pastore che si prende cura. Ascoltare l’altra persona ci permette di cogliere, dal tono e dalla cadenza oltre che dai contenuti, il sentimento che nutre per noi. Ascoltando la Voce di Dio ciascuno può mettersi in cammino perché si sente amato. Il discepolo ascolta e segue, dall’ascolto nasce la sequela.
Un secondo aspetto è l’uscire dalla logica di appropriazione. Così oggi ha ribadito padre Francesco: “ricordate che la Parola di Dio non è proprietà vostra, è Parola di Dio. E la Chiesa è la custode della Parola di Dio … per favore, non vi stancate di essere misericordiosi. Con l’olio santo darete sollievo agli infermi e anche agli anziani: non abbiate vergogna di avere tenerezza con gli anziani. … siete pastori, non funzionari. Siete mediatori, non intermediari. Abbiate sempre davanti agli occhi l’esempio del Buon Pastore, che non è venuto per essere servito, ma per servire, e per cercare di salvare ciò che era perduto”.
Gesù si definisce quale Bel pastore e spiega questo attraverso l’esempio di vita, non è un “bel parlare” come spesso accade, non possiamo nutrirci di “belle parole” anzi queste ci strappano la verità e, di conseguenza, la bellezza della vita!
La terza indicazione è inerente ai rapporti di comunione: Gesù cerca di stabilire una relazione con l’umanità, i suoi “amici”, allo stesso modo della relazione che vive con il Padre. Comunione significa rendere partecipi della propria vita e pertanto non chiudersi in se stessi, non escludere l’altro ma accoglierlo nella propria esistenza. Ciò comporta il non avere timore di “perdere” qualcosa per l’altro, Gesù accetterà di “consegnare” la sua vita per l’altro che siamo noi.
A partire da queste tre dimensioni possiamo comprendere quale è il Volto del Bel Pastore, di quale “bellezza” si sta parlando. Non è certo quella del condottiero che a cavallo entra nelle città dopo averle conquistate, Gesù entrerà a Gerusalemme su un puledro d’asina e come tale, un umile, sarà trattato. Lui si espone cioè, mostra tutta la sua fragilità per amore, colui che ama si mostra fragile proprio perché si lega all’amato. Lui reagirà con parole di perdono innanzi ai suoi crocifissori.
Oltre ad esporsi per amore, Lui si mette a servizio, l’ingresso in Gerusalemme è seguito dal suo chinarsi per lavare i piedi ai discepoli, il suo camminare per servire con tutte le sue forze l’umanità. Lui si consegna così come farebbe un servo, sceglie di appartenere all’altro per amore.
Il compimento di questa “bellezza” è il dare la vita per l’altro, non sta dietro e manda le sue pecore in avanscoperta, al contrario sta innanzi ed affronta per loro i pericoli fino a dare la propria vita. La consegna di se stesso esprime appieno il Volto di Gesù, “non abbiate timore io sarò con voi”. Il dono della Pasqua.