giu
7
2015

La Rivelazione che passa dalla Strada

   Il titolo della prossima Missione di Strada che vivremo a Mondello FA’ MIGLIA CON NOI ben si addice alla Solennità che celebriamo oggi, domenica Corpus Domini, quando la Celebrazione Eucaristica avrà prosieguo nella Processione per le vie della Città come a dire che la strada quotidiana è il luogo in cui vivere il Mistero celebrato. Lo annunciamo al mondo, certo, ma questo ha valore in primo luogo per noi cristiani che troppo spesso smarriamo la nostra identità di Corpo di Cristo.

        È bello saperci riuniti per le vie in processione con il nostro Signore, è Lui che guida il cammino reggendo il timone della sua Chiesa. Ma abbisogna di discepoli questo itinerario, affinché il Corpo di Cristo possa tornare a spezzarsi ogni giorno fino a raggiungere le estremità della terra.

         Come essere lievito altrimenti? Come dare luce se non attraverso una condivisione piena della Comunione ricevuta?

        È faziosa la contrapposizione tra vita attiva e contemplativa, l’una è sempre impregnata dell’altra, non c’è Messa senza quotidianità eucaristica! E non si tratta meramente di buone azioni da espletare in tutti i contesti, è di una postura di vita che si parla, è l’atteggiamento di chi guarda gli altri e la realtà creata con lo sguardo di Dio. La gratitudine è il primo indizio di questo modus vivendi, già al mattino per il nuovo giorno e per il dono dell’esserci, poi alla sera per il compimento e per l’affidamento di ogni cosa alla Misericordia di Dio.

         Il Vangelo di oggi (Mc 14, 12 – 26) ci fa osservare dei particolari interessanti. Gesù desidera condividere con i suoi la Pasqua, è un gesto di profonda intimità proprio perché quella Cena darà senso pieno alla sua vita, Lui è venuto, incarnandosi, proprio per vivere quella Pasqua.  La Cena di quella sera diventerà per i discepoli il criterio ermeneutico per comprendere l’Evento della Crocifissione, per leggere nel Mistero della Croce il grande amore che Dio ha avuto per l’umanità.

          Il Maestro manda i discepoli a preparare la Pasqua, l’incontro con il Signore va preparato, l’accoglienza del Dono richiede una disposizione d’animo cioè uno spazio predisposto per l’Ospite. È così che la mensa diventa luogo di condivisione e di comprensione, lì i discepoli imparano la nuova Legge, quella dell’Amore. Gesù li ammaestrerà servendoli, lavandogli i piedi, spezzando il pane per loro.

           Anche per noi, così come per l’ebreo, lo stare alla stessa tavola è un segno di amicizia e di fraternità. Sono sempre rimasto affascinato dai lunghi pranzi familiari in cui insieme al lauto banchetto si recuperano le memorie antiche, i racconti nuovi, gli aneddoti della storia familiare, in tali occasioni il mangiare insieme diventa davvero  il luogo dell’intimità e dell’insegnamento. Gesù assume questo contesto per raccontarsi pienamente e per rivelare a ciascuno la sua identità. Il fatto che Dio apra il suo cuore invitando a cibarsi del suo Corpo apre ad una nuova comprensione della propria vita, ci si scopre amati da Lui e pertanto accogliendo quel Cibo entra una gioia nuova. Ma questa esperienza non lascia spettatori e neanche si riduce ad un rapporto intimistico, ciascuno viene trasformato nel Corpo di Cristo.

             È un passaggio assolutamente necessario questo, la Chiesa non potrà vivere il suo mandato missionario se prima non si sarà appropriata della sua vera identità. Non posso andare se prima non so chi sono, e questo non significa attendere di essere perfetti per muoversi, piuttosto comporta il lasciarsi trasformare dal Dono ricevuto.

                 È tempo di lasciare i legacci che impediscono la piena accoglienza di Cristo nella propria vita. Ci lasciamo distrarre dalle urgenze di ogni giorno perdendo di vista la priorità, è così che troviamo molti cristiani iperattivi che hanno rinunciato a nutrirsi del Maestro perché “ci sono cose più importanti da fare”. Rischiamo di relegare l’esperienza cristiana ad un piano esteriore, cioè di cose da fare per Dio e non di progetti-mentalità da condividere camminando con il Signore. Tutto questo ci stanca e ci fa perdere il senso del Mistero nel quale siamo immersi, altra cosa è il “consumarsi” per Dio. Torna in mente la vita del grande pensatore russo Vladimir Solov’ev morto all’età di 47 anni, nel 1900, per esaurimento di forze. Si era speso fino all’ultimo respiro per servire e fare conoscere il Signore (consiglio un suo testo, uno degli scritti più autorevoli del secolo scorso, dal titolo “I fondamenti spirituali della vita”).

               L’Eucarestia ingenera una relazione nuova con noi stessi e con le vicende della vita: a Dio piace abitare in noi e ciò fa riscoprire il senso della propria esistenza. È l’intimità relazionale con Lui che dovrebbe portarci a fare le cose, non per Dio ma con Dio. Si tratta di un dialogo interiore che permane e non è riducibile ad atti formali o di un momento, permea tutte le dimensioni della quotidianità.

               In questo passaggio dall’esteriorità all’esserci, dal fare per Dio al vivere con Lui, ravvedo il senso profondo della solennità del Corpus Domini in cui la Processione Eucaristica va ad esprimere l’intima ed ininterrotta Comunione con il Signore.

                 Sintetizzo quest’ultimo passaggio con una considerazione. Lo spirito barocco che ha continuato a permeare la cultura siciliana degli ultimi secoli ci ha spinti verso una esteriorità che potrebbe farci perdere il senso del Mistero, come se con le immagini dovessimo ulteriormente spiegare quello che in realtà è già stato superato attraverso la celebrazione. Ad esempio siamo soliti riprodurre spighe o grappoli d’uva su altari e tabernacoli ma in realtà il Sacramento celebrato ha “trasformato” spighe ed uva, e ora innanzi si presenta il Corpo di Cristo. Se ci fermiamo ad osservare grappoli e spighe perdiamo il senso del Mistero che si ha dinanzi. Avrebbe più senso, nel decorare altari o tabernacoli, rappresentare il Corpo di Cristo con simboli propri come  l’immagine di una barca su cui stanno Gesù ed i discepoli o, comunque, raffigurando quello che il pane ed il vino ora sono diventati.

                 Forte di questa coscienza, una volta l’anno, il popolo cristiano cammina per le strade del mondo annunciando la chiamata ad essere unico Corpo di Cristo.

 

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