May
22
2016
Lo Spirito Santo racconta la storia trinitaria, ci manifesta chi è Dio e con quale desiderio Lui si apre all’umanità intera.
La solennità della Santissima Trinità ci spinge ad immergerci nella contemplazione del mistero di Dio. Pensare che il testo evangelico più esplicito, a riguardo, è quello in cui Gesù invia i suoi a battezzare nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28, 19), come a dire che l’immersione nel battesimo è ingresso nella vita trinitaria.
Dire Trinità di Persone equivale a dire relazione, comunione, amore. È così che Dio si rapporta a se stesso, all’interno di una circolarità di dono e apertura per l’altro: il Padre che ama il Figlio, il Figlio che amato si consegna al Padre, lo Spirito Santo quale amore che nutre la relazione. Proprio perché tale Dio non si chiude in se stesso, non che abbisogni dell’uomo ma nel senso che gratuitamente apre la sua vita alla creatura.
È pertanto che il battesimo permette l’ingresso nella vita divina, è immersione nell’eternità. Il battezzando, infatti, passa per la morte ed il dono della Pasqua.
Il cristiano non muore più perché è già morto attraversando le acque battesimali, e l’ultimo passo del cammino terreno segna il passaggio al cielo.
Con il battesimo inizia, cioè, una relazione sponsale di intima comunione in cui la persona accoglie la presenza di Dio nella propria vita lasciandosi rigenerare e, al contempo, Dio accoglie nella propria intimità la creatura compromettendosi con essa.
Un’immagine che esprime bene l’intensità del legame, per analogia, è quella della famiglia. L’Amore è quel che caratterizza l’identità di ciascun membro, altrimenti verrebbe meno il ruolo e il legame che ciascuno nutre per l’altro. Comprendo quanto possa apparire distante questa analogia in un tempo, il nostro, in cui la famiglia viene assunta come un concetto relativo, la cui durata è subordinata al bisogno ego-centrato.
L’esperienza di famiglia viene minacciata, ancor prima, dalla messa in discussione delle relazioni umane. Queste sono condizionate dalla convenienza in termini di utili e di costi, e strutturate secondo una precisa logica di evitamento: se mi comporta frustrazione o limite, allora evado!
Il Dio trinitario, piuttosto, ci fa scontrare con una logica diametralmente opposta: quella di chi desidera il Bene altrui pagando in prima persona, quella di chi parte sempre da un anticipo di fiducia verso l’altro, quella di chi perdona donando se stesso anziché pattuire un contraccambio, quella di chi resiste al male offrendo sempre l’opportunità di entrare nella sua Comunione d’Amore.
Il Dio trino ha accettato di “cambiare” se stesso, sporcandosi di polvere assumendo la natura umana, sapendo che l’uomo sarebbe stato capace di intuire, un giorno, la bellezza della santità fino a farne motivo di vita.