Oct
16
2016
Oggi nella prima lettura (Es 17, 8ss.) troviamo Mosè che prega sul monte durante la battaglia. Lui non scende a combattere con il resto del popolo ma rimane in preghiera e, proprio questa, ne permette la vittoria. Nella preghiera viene sostenuto perché stanco e fragile, Mose abbisogna del sostegno degli altri per portare fino in fondo la sua missione. Con Gesù tutto apparirà più chiaro, l’uomo di Dio fa parte dell’unico Corpo di Cristo di cui ciascuno è una porzione.
Nella Chiesa c’è diversità di carismi e di ministeri ma ciascuno sorregge e completa l’altro, la ricchezza ecclesiale si esprime proprio in questi termini, per questo l’individualismo è mortifero per la Comunità cristiana.
Pensiamo alle claustrali che rimangono all’interno di un monastero per tutta la vita al fine di sorreggere il cammino di tutta la Chiesa, sentendosi parte ed espressione di questa. Senza preghiera non potrebbe esserci azione ecclesiale, opere a servizio degli ultimi, missioni per annunciare la Parola.
Nella vita cristiana c’è un combattimento che va affrontato con le braccia alzate, non in segno di resa ma di affidamento a Dio e cioè nutrendo la relazione con Lui. Il contrario equivale ad impugnare le armi di questo mondo e a combattere come se Dio non ci fosse.
Nel Vangelo (Lc 18, 1 – 8), a riguardo, emerge un ulteriore approfondimento: Cristo racconta una parabola sulla necessità di pregare incessantemente. Così come la stanchezza di Mosè non è un limite alla relazione con Dio e all’affidarsi alla sua divina provvidenza, allo stesso modo le ingiustizie della vita e l’avversario che le ingenera, abbisognano della fede nell’unico Dio.
La vedova lotta per avere risposta, consegna al giudice la sua richiesta, e in questa relazione viene personificato il rapporto tra Dio ed il suo popolo rimasto privo dello sposo. Essere vedova significa, infatti, mancare di una parte di sé e cioè quella che definisce l’identità in quanto sposa.
Il popolo ha perso questa relazione proprio perché ha preteso di piegare Dio ai propri schemi e convinzioni di vita, alle proprie Leggi. La fede nel Signore si era trasformata in un insieme di regole e precetti da osservare per avere potere su Dio e sul prossimo! Israele era schiavo del suo status religioso, non c’era più respiro ed il cuore giusto di Dio era stato offuscato dalle tante ingiustizie che scribi, farisei e dottori della legge, operavano quotidianamente.
La vedova attende risposta, è un atteggiamento necessario, quello dell’attesa, per fare riemergere il desiderio e per purificare le richieste ingiuste. L’uomo piegato alla legge ha lasciato morire il desiderio di Dio, è privo di ricerca, di attesa e di entusiasmo. È l’individuo arrabbiato e triste perché le cose non vanno secondo la sua aspettativa in quanto la vita non si piega al suo volere.
È proprio questa la problematica: piuttosto è l’uomo che deve consegnarsi alla volontà di Dio! Nella preghiera ignaziana dove avere espresso la propria richiesta a Dio si passa alla “preghiera assoluta” che consiste nel consegnare a Lui quanto chiesto precedentemente per lasciare compiere pienamente la Sua volontà, anche se è differente dalla propria richiesta.
Il giudice risponde alla insistenza di chi grida e supplica incessantemente. A volte pensiamo alla sottomissione propria della preghiera secondo categorie umane di dominio e di potere. La sottomissione a Dio, invece, è un atto di fiducia e di consegna alle sue cure. È l’amore a caratterizzare la relazione con Lui e, sappiamo bene, l’amore autentico passa anche per la sofferenza, anzi resiste ad essa.
L’amore fasullo, cioè il sentimentalismo di un momento, di fronte alla prova crolla, è simile ai like o al contatto di facebook: se l’altro non asseconda la propria prospettiva lo si cancella!
La perseveranza è la condizione dell’amore in quanto lo approfondisce e lo purifica come il fuoco che, anziché distruggere, toglie le scorie di impurità. Il giudice risponderà perché la preghiera sarà desiderio profondo e non emozione di un momento. È così che Dio cerca di costruire relazione con i suoi figli perché, diversamente, il suo Amore donato sarebbe incontenibile.