Jun
12
2016
L’entrare in casa di Simone equivaleva a contaminazione e il chinarsi di una donna su Gesù, toccandolo, significava renderlo impuro.
Sappiamo bene quanto questo tipo di religione manchi di fede: lì non c’è relazione con Dio, troviamo un tralcio che non resta ancorato alla Vite da cui potrebbe trarre la linfa vitale.
La Legge è stata assunta nella sua forma esteriore dimenticando il senso e l’intenzione dell’Autore che l’aveva donata per guidare il suo popolo.
Simone il fariseo vede il male in questa donna e la identifica con il suo peccato, un’etichetta che crea distanza e senso di superiorità. L’uomo autocentrato giudica tutto e tutti e, ora, Simone sta giudicando perfino Gesù!
È allora che il Maestro rompe il silenzio e lo interpella, fino ad allora aveva parlato la donna peccatrice con i suoi gesti: il toccare Gesù baciando i piedi di Gesù, profumandoli e lavandoli con le lacrime e asciugandoli con i suoi capelli.
Lei aveva osato sottrarsi allo sguardo del giudizio altrui, anche se sapeva bene quello che avrebbero pensato. Si fida e si affida, piuttosto, allo sguardo di Gesù.
Ha colto, non sappiamo se lo ha visto o ascoltato prima, il suo cuore, la capacità di giudizio centrato sulla misericordia. Lei entra e si consegna, non cerca di meritare il perdono del Maestro, appoggia tutta la sua vita su di Lui. È l’osare della fede, il modo di sentirsi accolti, oggi, per quello che si è e che si desidera.
Ci sono persone che schiacciate dal proprio peccato non si aprono più, stanno sulla difensiva e ciò è frutto di un inganno perché pensano che Dio non potrà perdonarle. È l’umanità che vive sotto il giogo della paura, legata al passato ed incapace di aprirsi alla novità del presente che Dio le mette innanzi.
La religiosità di Simone sostiene questa oppressione incatenando la persona, ora la donna, a fardelli immutabili. È straordinario, pertanto, il coraggio che trova la “peccatrice” a rendere visibile il suo volto, apparire nuda con la sua fragilità ed il suo desiderio di amore autentico.
Simone viene interpellato dalla Parola di Gesù il quale gli mostra quello che lui non ha fatto e, diversamente, quello che ha compiuto lei. Accoglienza e dono di sé fidandosi totalmente di Lui è la risposta della donna all’udire che Gesù era lì, in quella casa. Ancora prima lo ha accolto dentro di sé, la vera dimora di Dio è l’uomo vivente, il suo cuore, il suo entrare in relazione autentica.
Simone si è fermato a fare entrare Gesù in casa ma è rimasto autoreferenziale, non ha accettato che l’Ospite potesse cambiare i suoi punti di vista, quello che lui già sapeva.
Gesù spiega a Simone che colui al quale viene condonato di più ama di più. È l’atteggiamento di chi coglie il cuore di Dio e, cioè, di chi ha fede.
Un cristianesimo fatto di precetti e divieti da ottemperare è una religione sterile che tradisce il mandato del Maestro. La Chiesa nasce dall’esperienza comunionale con Dio e tra i suoi membri. È la scoperta dell’Amore trinitario a riorientare la vita del credente, ed è da quella linfa che scaturisce la ferma volontà di custodire la comunione, il legame con l’altro che costituisce il corpo della Chiesa.
È quello che ha creduto anche sr Maria di Gesù Santocanale vissuta tra Palermo e Cinisi nella seconda metà dell’Ottocento e morta nel 1923. Lei è arrivata fino in fondo nel condividere e consegnarsi al Corpo di Cristo. Proprio oggi pomeriggio, nella Chiesa Cattedrale di Monreale, sarà beatificata, cioè riconosciuta modello di santità per la Chiesa tutta.
Recuperando qualche nota biografica ci ricordiamo che la vita di Carolina, così al secolo, ha una comunanza tipica con la storia di molti santi e cioè la capacità di fare di un evento doloroso, come la morte del nonno, un’occasione per aprirsi con fiducia a Dio. Lei dinanzi al capezzale del nonno morente si aprì alla chiamata di consacrazione.
È l’intuizione di un momento che, poi, sarà approfondita durante tutta la vita attraverso un Annuncio quotidiano in cui si prodigherà per i più poveri e per le famiglie di Cinisi.
Troviamo in lei la capacità propria dei santi di leggere la storia secondo lo sguardo di Dio. E pensare che proprio in quel periodo, dopo il 1866, la Chiesa viveva il tempo della soppressione degli Ordini religiosi e della confisca dei beni.
Quello che poteva parere un dramma determinò una nuova fioritura di spiritualità e Congregazioni, in particolare, volte alla solidarietà ed al sostegno delle fasce di popolazione più disagiate.
Non è semplicemente un servire il povero per riscattarlo dalla sua condizione sociale, sr Maria di Gesù si mosse piuttosto con fare materno, quello proprio della tenerezza di Dio e così, ancora oggi, viene ricordata quale Madre che si prende cura dei suoi figli.
Sappiamo bene come la beatificazione non aggiunga alcunché alla Signora Madre la quale già vive la Comunione del Cielo, è piuttosto un’occasione per noi, per apprendere come il mondo contemporaneo abbisogni ancora oggi dell’Annuncio della Parola buona quella che fa odore di Pane spezzato, Pane condiviso, Pane che scaturisce dalla relazione con Dio e con l’altro e dalla intima gioia che si è tutti figli dell’unico Padre.