Feb
1
2015
La vita sovente si misura con i giochi di potere, ma non sono essi a dare autorità alla propria esistenza. Nel Vangelo di questa IV Domenica del Tempo Ordinario, (Mc 1, 21 – 28), troviamo Gesù che entra nella sinagoga di Cafarnao per dare un insegnamento nuovo. È dalla fede in Dio che Gesù parte, proprio perché è dal rapporto con Dio che dà direzione alla propria vita.
Gesù entra nella sinagoga di sabato, come gli altri israeliti va nel luogo in cui ci celebra il senso del riposo dalle altre cose, per approfondire e condividere il senso delle Scritture. È il giorno dell’ascolto e dell’insegnamento: non apprendiamo se non ci disponiamo in ascolto. La questione dell’ascolto è di vitale importanza per la nostra vita, a seconda di ciò che ascoltiamo la nostra mente ed il nostro cuore va in una direzione piuttosto che un’altra.
Gesù insegna per liberare l’uomo dal “sovraccarico strutturale”, passi l’espressione presa dal campo ingegneristico, cioè da quel di più che appesantisce la nostra vita e che ci fa stare in continua emergenza facendoci dimenticare il senso delle cose e del perché viviamo. Insegna per nutrire l’uomo affamato di Bene e di Verità: l’ascolto è la condizione necessaria per lasciarsi destrutturare e nutrire.
Non ci viene detto del contenuto del suo insegnamento ma che insegna con autorità e non come gli scribi, uomini votati allo studio della Scrittura. Proprio loro, insieme ai farisei, avevano fatto della religione un insieme di leggi e di norme da seguire, frutto delle tante interpretazioni della Scrittura volte a dominare il prossimo e ad esercitare il proprio potere.
Ecco, la questione dell’autorità è legata al potere, è una delicata responsabilità quella di chi si prende cura di una comunità. Un governatore ad esempio è chiamato ad esercitare il suo ruolo come servizio, secondo la prospettiva cristiana, e non come soverchieria o brama di potere. Il nostro pensiero oggi va in modo speciale al nuovo Presidente dell’Italia Sergio Mattarella nostro concittadino, il quale si è sempre distinto per rettitudine e capacità di servizio nell’assunzione del suo ruolo pubblico. Non ne ha fatto una questione di potere come, del resto, ha anche testimoniato il fratello Piersanti. Lui, addirittura, ha pagato con la vita l’essersi opposto alla logica di corruzione di Cosa Nostra che aveva i suoi addentellati nella politica agricola della Sicilia. La domenica del 6 maggio 1980, infatti, mentre stava per recarsi a Messa con la famiglia è stato ucciso! Non può esserci compromesso per chi sceglie la Via del Vangelo. È da questa rettitudine che scaturisce l’autorevolezza di tanti testimoni che si spendono ogni giorno per la causa del Bene.
Gesù si scontra con questa pretesa umana, quella di usare il potere quale strumento di dominio e prevaricazione sull’altro. Incontreremo anche altri episodi, nei Vangeli, che ci raccontano di questa reazione. Ad esempio in Mt 21, 23-27 a Gesù sarà chiesto: "Con quale autorità fai tu queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?". Sacerdoti ed anziani del popolo parlano dell’autorità come una sorta di “cosa loro”, non disponibile ad altri, e sono molto aggressivi nel loro dire, perché cercano di fare cadere Gesù in un tranello per poi arrestarlo. L’altro che “scombina i piani” è colto come scomodo e, pertanto, da eliminare.
L’autorità di Gesù, invece, scaturisce dall’ascolto e dal dialogo con il Padre. Lui è denuncia per tutti i corrotti perché vive una relazione profonda con il Padre che desidera la salvezza di ogni creatura.
Spesso le nostre denunce o correzioni fraterne partono, invece, da logiche di competizione, opinioni personali, da quello che “si dice in giro”, si tratta di un autoritarismo che è ben altra cosa: è il botta e risposta tipico della politica dei nostri giorni.
C’è una grande crisi di autorità oggi, e questo perché non ci si nutre alla sorgente, non è il dialogo con il Padre a nutrire il nostro pensiero ma i tanti ragionamenti proposti da questo mondo. È così che persino la vita ecclesiale spesso diventa luogo di mormorazione, antagonismo per la spartizione del potere, ma ciò non ha nulla da spartire con la logica del Vangelo!
Dinanzi a Gesù i demoni riconoscono la loro estraneità alla Parola di Dio, si sentono interpellati e scomodati dal suo Annuncio. “Sei venuto a rovinarci” dicono, in realtà la Parola restituisce verità e non “rovina” l’uomo! L’autorità è correzione, è un mettere a tacere ciò che non appartiene alla verità e, proprio per questo, restituisce libertà e verità all’uomo posseduto da altre storie.
La luce del Vangelo permette di esprimere autenticamente la propria vita, altrimenti rimanendo nel compromesso l’esistenza si imbriglia sempre più e l’uomo si spegne gradualmente. Dio non è come quel padre che tutto ad un tratto irrompe nella vita dei figli per mettere regole e punire le trasgressioni. È, piuttosto, il Padre che si prende cura, fin dal concepimento, dei suoi figli, seguendoli ed accompagna doli con la sua Parola. È il Padre che attende, nonostante tutto, per ricominciare una nuova storia. Pensare che la storia di ogni cristiano inizia con un’esperienza di profondo perdono: il Battesimo.