Aug
15
2014
Mentre sta terminando l’esperienza di servizio e condivisione in Albania, oggi celebriamo la solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria al cielo. Una festa dal respiro universale sia perché la condividiamo con la Chiesa d’Oriente, il mondo Ortodosso, e anche perché è segno della meta ultima a cui anela l’umanità intera. Ogni essere umano è fatto per il cielo, per avere un nome che sappia di eternità ed organizza, anche inconsapevolmente, la propria vita nel tentativo di rispondere a questo desiderio. L’Annuncio cristiano trova in questa esperienza la sua profonda ragion d’essere, la vita vissuta con questa consapevolezza apre ad un orizzonte di senso rinnovato e diventa una sfida eloquente, esperienza misteriosa e sacra per ciascuno.
Proprio Maria, con la sua storia ed il suo agire, ci appare quale modello del cammino, lei che dinanzi alla proposta di Dio ha risposto fidandosi. La vita è questione di fiducia, dinanzi alle continue proposte del Signore potremmo finire i nostri giorni stando sulla difensiva. Certo anche Maria aveva un suo “progetto”, era già promessa sposa di un uomo chiamato Giuseppe. Eppure si lascia sorprendere e riorientare rischiando in prima persona. Avrebbe potuto perdere Giuseppe, i suoi familiari e perfino la vita a motivo di quella proposta. C’è sempre un prezzo da pagare nelle risposte che diamo a Dio, per accogliere una proposta di Bene dobbiamo rinunciare ad altri beni che, seppur minori, esercitano il loro terribile fascino. A volte essi servono a garantire il “quieto vivere”e a rimanere nell’indifferenza di fronte alle provocazioni del mondo circostante.
Sarebbe illusorio pensare che dopo la risposta data a Dio tutto rimanga come prima ed è per questo che troviamo Maria in cammino, “in fretta”, come ci indica il Vangelo di oggi. Non si tratta di agitazione o della frenesia dell’uomo contemporaneo che corre per poter dire “ho un’agenda molto fitta”, come se l’importanza di una persona dipendesse dalle attività che riesce a portare avanti. È piuttosto la solerzia di chi ha delle priorità nella vita e mette in secondo piano tutto il resto. Maria cerca Elisabetta che è, anch’essa, segno di Dio, con lei vuole condividere la grandezza del dono e avere accolto Gesù significa entrare in relazione profonda con l’umanità che attende.
Se Elisabetta è da considerarsi il segno dell’umanità che ha atteso per secoli l’avvento del Messia, Maria è figura del compimento, della risposta a quest’attesa. È perciò che il bimbo le esulterà nel grembo riconoscendo che in Maria sta la risposta.
L’episodio della Visitazione è il contesto in cui prendono luce le strofe del Magnificat come un canto di lode a Dio che opera le sue meraviglie nella storia dell’umanità. Saremmo troppo tristi altrimenti, oggi è giorno di grande festa proprio perché il cielo ha incontrato la terra, Dio e l’uomo si sono intimamente uniti. Maria è lo strumento di questo accordo, è la cassa di risonanza ove prendono voce queste note di lode.
Lei già vede quello che si realizzerà anche se apparentemente ancora i potenti stanno sui loro troni e i poveri sono oppressi. Storicamente è quel che accade ancora oggi, pensiamo alle ostinate guerre in Siria, Palestina, Iraq, Corea, Egitto e le tante guerre dimenticate dai media e sparse in tutti i continenti. Questo compimento viene ben espresso dall’iconografia bizantina la quale raffigura l’icone della Dormizione (Maria dall’Oriente cristiano è indicata come “dormiente”) con Maria distesa, come se dormisse, ed accanto Gesù che accoglie la sua anima come fosse una bambina in fasce. Si assiste ad un’inversione di ruolo iconografica: Lei che aveva accolto il figlio Gesù, e nelle icone di Maria è ben visibile la tenerezza con cui lo porta a sé, ora è accolta ed accudita dal Cristo pasquale che è Signore del cielo e della terra.
Sono immagini ispirate che ci rivelano un percorso di vita, la chiamata ad accogliere Dio nel cammino terreno iniziando a condividere quella comunione che sarà, poi, piena nel cielo. È quello che sperimentiamo già ora, mentre apparentemente ci sembra di andare a Messa come ad impegnarci per Dio e, di fatto, avvertiamo che è Lui a sostenere la nostra vita.
Maria parte dall’accogliere la richiesta di Dio, l’accoglie come dono, e da questa esperienza imparerà a gustare la comunione con l’Eterno e la pienezza di vita. Lei esulterà riconoscendo la grandezza di Dio che si china sui piccoli, è grata perché constata l’apertura di Dio all’umanità intera. L’uomo, differentemente, tende a lasciarsi catturare da ciò che è appariscente, eclatante, altrimenti non si avvicina. Lei invece permette a Dio di avvicinarsi riconoscendosi “serva”. Non si maschera ma accetta che Dio le possa fare una proposta così grande “nonostante” la sua piccolezza. Sperimenterà la gioia della relazione con il Signore e del sentirsi visitata da Lui. La visita presuppone l’accoglienza, come accade nelle nostre case quando arriva un ospite inatteso e si aspetta di essere accolto. Quante scuse ed alibi ben costruiti ci permettono di sfuggire alle richieste di accoglienza, una corazza difensiva che finisce con il farci vivere per noi stessi, per garantirci immagine e riconoscimenti. Noi cristiani, in particolare, rischiamo di farci “giusti” innanzi al mondo, cercando di avere sempre argomentazioni per difendere le nostre scelte anche se queste sono contraddittorie rispetto al Vangelo.
Ecco la via verso il cielo è ora aperta, Maria si è lasciata incontrare e quindi l’umano è stato pienamente visitato da Dio e, pertanto, assunto. Ciò comporterà il travaglio del parto, così come cita la pagina dell’Apocalisse proclamata quest’oggi, come a ricordare che lo stare nella vita ha comunque una fatica quotidiana ed è con Dio che si può attraversarla senza restare schiacciati.
Maria genererà tutta l’umanità alla vita nuova e per questo è detta “corredentrice”, nel senso che favorirà l’azione salvifica del Figlio e con Lui entrerà nella Pasqua, ai piedi della Croce accetterà, soffrendo indicibilmente, di consegnarsi con il figlio al Padre. Ancora oggi Maria consegna l’umanità intera e con la sua Presenza favorisce l’azione di Dio nell’umana creatura, con il Figlio attende il compimento della vita di ogni uomo.