ago
5
2014

Missionari di Strada e la Terra delle Aquile

        Rieccoci nella Terra delle Aquile, qua nella Shqiperia dove dieci anni fa è nata l’esperienza di Dashuria in cammino. Una carovana itinerante che, dal 2004 ad oggi, coinvolgendo centinaia di giovani non solo della Sicilia ma anche di Napoli e Portici, ha attraversato piazze e spiagge condividendo la gioia del dono della vita e della figliolanza da parte di Dio.

        Durante quel campo di animazione nel villaggio di Gramez, il primo gruppo di Missionari di strada si è lasciato provocare dai ragazzi albanesi originari della zona di Kruje. Le settimane di condivisione nella piazza del villaggio o nei luoghi informali di aggregazione, così come nella casa delle suore Cappuccine dell’Immacolata di Lourdes, ci hanno portato a ripensare il nostro modo di vivere l’Evangelizzazione nei nostri territori di provenienza.
        A Gramez così come a Palermo la gente ci chiedeva di uscire e di stare a con-dividere la fede in Gesù Cristo attraverso l’ascolto ed il dialogo fondato sul rispetto e l’incontro. La Comunità albanese ci ha ricordato che il Vangelo nasce per strada ed abbisogna di continuare a vivere per strada, luogo liturgico intimamente unito alla Mensa eucaristica.
        È così che la Tenda della preghiera piantata in una spiaggia o in una piazza è diventata il segno dei Missionari di strada, come si è chiamata la fraternità itinerante, che hanno condiviso l’esperienza di evangelizzazione in più di trenta Comuni. La Tenda dell’incontro è stata circondata da artisti di strada, equipe di animazione e di evangelizzazione, che man mano hanno proposto alla gente un tempo di gioco e di sosta, condizione favorevole al dialogo e all’invito.
        Quella dell’evangelizzazione, infatti, non può che essere una proposta, un annuncio che passa per la testimonianza di vita piuttosto che per la capacità di convincimento altrui. Lo stile della Missione di strada passa per lo spirito di accoglienza e di spontaneità ove ciascuno si sente accolto e mai spinto, riconosciuto per quello che è e non per quello che dovrebbe essere.    
        Oggi stando sulle sponde del lago di Shkodra, insieme ai ragazzi di Portici e di Palermo che man mano si sono uniti nel cammino, ripenso a quei primi giorni e a quello che il Signore chiede alla sua Chiesa ancora oggi. Tutti noi abbiamo bisogno di riscoprire il dono della Parola ma non per mero compiacimento o per appropriarcene, ma per spezzarla e farne nutrimento comune, dono di vita nuova.
      In questi giorni i parroci dei villaggi attorno a Shkodra insieme alle Suore Cappuccine che qua vivono, ci raccontano delle loro esperienze, ma ancora di più ci fanno incontrare i ragazzi e le famiglie, i luoghi ed i progetti in cui si spendono. Sono per noi testimoni di una quotidianità che ci ricorda come il Vangelo o è fatto di ogni giorno oppure non è, o torna ad incarnarsi e camminare per le vie che abitiamo oppure non attraversa veramente le nostre esistenze. Siamo qua per tornare ad imparare.
 

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