Dec
25
2015
La Parrocchia Sant'Agnese a Palermo ci offre un esempio di primo Annuncio, ancora più significativo in questo particolare giorno natalizio.
La Comunità parrocchiale anche quest’anno, come già da 19 anni, si è preparata a celebrare il Natale con una Sacra rappresentazione della Natività quasi ad indicare che il Mistero celebrato è fatto quotidiano, cioè, Luce che permette di stare nelle cose di ogni giorno con un’attenzione nuova, una gioia che viene da un Evento ben preciso.
È così che ammiravo il presepe vivente, nella nostra piazza Danisinni, nel mentre che ciascuno dei figuranti intento nelle proprie mansioni, ora il fruttivendolo o il tavernaio, il fabbro come il pescivendolo, rimaneva rivolto a quella coppia che si preparava alla nascita del figlio Gesù. Loro erano attenti ad ascoltare i dialoghi che si si susseguivano e anche quello che ciascuno stava a preparare, tutto, era in funzione della venuta di Gesù.
Come una grande catechesi vivente quella Scena di vita ordinaria, ponte tra ieri e oggi, è stata per me motivo di stupore e rilettura della vita parrocchiale del luogo. È così che all’indomani ho incontrato in tanti, davvero molti, la gioia del sorriso, della soddisfazione perché avevamo condiviso il racconto di Dio tra di noi e con le persone venute da altre parti della Città.
Stupore, gioia e senso di comunione, credo che siano atteggiamenti che ci aiutano a declinare la Solennità che stiamo vivendo. Non è possibile, infatti, avvicinarci al mistero del Natale rimanendo meri spettatori, giudici passivi di una storia che non ci coinvolge direttamente. È necessario lasciarsi contaminare, contagiare dalla vita e dalla presenza dell’altro, il cui volto sempre chiede una risposta.
Pensiamo se Francesco di Assisi avesse avuto paura di avvicinarsi al lebbroso, se madre Teresa avesse preferito il quieto vivere senza accettare la sfida degli ultimi che le stavano attorno, se Pino Puglisi, Giovanni Falcone o Paolo Borsellino si fossero tirati indietro per paura. Oggi la storia sarebbe certo diversa.
Ora anche le nostre Comunità cristiane si trovano di fronte a questa sfida evangelica, è tempo di smetterla con i piagnistei di chi si lamenta per quel che non va e non inizia a mettere a frutto quello che è e ha. L’Evento del Natale rompe ogni equilibrio da benpensanti, è vero che si parla di “pace” nel Vangelo di questo giorno ma non è la pace come la dà il mondo dirà Gesù. La sua pace è fonte di divisione, proprio perché la luce evangelica non viene accolta dai più.
Nella pagina della natività, infatti, risuona un contesto impervio: “non c’era posto per loro” (Lc 2,6) e, ancora, “Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto” (Gv 1,11). La questione dello spazio è quanto mai attuale, il nostro pianeta terra sembra non avere spazio per gli ultimi, i piccoli, i poveri, come se la superficie terrestre non fosse disponibile per tutti. Qualcuno, magari, dirà che il posto c’è ma distante: “va da un’altra parte, lì troverai posto”. Si pensi, oltretutto, che l’alloggio avrebbero dovuto trovarlo tra i parenti di Giuseppe, non si tratta tanto di un albergo. Sono i luoghi di possesso della stirpe di Giuseppe ed è per questo che lui andrà lì a farsi censire.
È questo il dramma di ogni tempo, non scomodarsi per l’altro, non accettare di contaminare la propria vita con quella di un altro, eppure è proprio di contaminazioni che abbiamo bisogno! La specie umana al contrario appare impegnata a “contaminare” il Pianeta confermando la mancanza di rispetto per l’altro, anche per quello che ancora non è nato!
La mentalità di questo mondo vorrebbe legare la pace al contesto favorevole ma, ci rendiamo conto, è ben altro quello che ci racconta il Vangelo. La pace di ciascuno non dipenderà mai dal contesto di turno, altrimenti la nostra vita sarebbe in balìa del migliore offerente, oltretutto Gesù manderà i suoi “come agnelli in mezzo a lupi” e non nei salotti dell’apparente felicità. Sarà Lui il custode dei discepoli e non il circostanze esterne, oltretutto ogni situazione diventerà occasione per entrarci in compagnia di Dio.
È questa relazione a stravolgere tutto, è necessario perdere l’equilibrio di prima per potersi riaffacciare alla relazione con Dio. Lui attraverso il Natale si contamina del tutto con l’umanità, prima aveva già dato segno di dedizione e pazienza malgrado i ripetuti tradimenti, ora definisce una volta e per sempre che Lui c’è per ogni uomo, per Dio non è più possibile tirarsi indietro!
Questo giorno celebra anche la risposta dell’uomo, poveri pastori e pagani magi si muovono alla ricerca del Signore. mantengono desto il loro desiderio di vita anche se non hanno tutto chiaro, non si fermano anche se la fatica del quotidiano o del viaggio potrebbe scoraggiare. È l’umanità che resiste al buio, quella che permette alla Luce vera di venire nella propria esistenza.
Chi accoglie il Dio che viene diventa fecondo, il dono, pertanto, più che formale è dato dalla propria vita. Ciascuno è dono se si lascia attraversare dalla luce di Dio e riscopre la propria identità a partire dall’Evento del Natale. Ciò significa, a mio parere, tornare al cammino quotidiano rivelando in esso la bellezza di Dio.