Jul
27
2014
La Parola che la liturgia ci offre, in questa diciassettesima Domenica del tempo ordinario, ci rimanda alla necessità di discernere, ciascuno nella propria vita, distinguendo ciò che è Bene da quel che è male.
Dinanzi alle tante proposte, spesso molto allettanti, ognuno è chiamato a fare delle scelte e a considerare le conseguenze. Il discernimento inizia quando sentimenti e pensieri entrano in conflitto. Quando questo non sussiste potrebbe darsi che la persona sia talmente immersa nella esperienza di peccato, da avere pensieri e sentimenti orientati univocamente orientati al male ma in realtà questo è solo un equilibrio apparente e momentaneo, proprio perché ciascuno nel profondo ha nostalgia del bene e trova pienezza di vita orientandosi ad esso.
Chiaramente il conflitto si risolve anche quando l’essere umano si orienta univocamente al Bene, si integra orientandosi totalmente ad esso.
Parliamo di discernimento perche la Parola proposta quest’oggi ci pone di fronte a tale questione. Dapprima è il passo di 1Re 3, 5 ad interpellarci: Salomone dinanzi alla proposta di Dio chiede un cuore docile, capace di distinguere il bene dal male per meglio governare, servire cioè il popolo. Ecco, il discernimento è quanto di più prezioso chiede Salomone ed è per questo che viene lodato sino ad oggi per la sua Sapienza.
La richiesta di un cuore docile rimanda all’umiltà di quest’uomo, Salomone sa che il popolo appartiene a Dio ed è Lui il vero Signore del popolo, il re in Israele è strumento di Dio. Salomone non si appropria del suo ministero, riconosce che non è suo possesso ma dono da custodire. Quale grande lezione di fronte al modo di vivere la politica oggi nella nostra Italia, lezione anche per tutti i burocrati che rivestono ruoli in uffici regionali, provinciali o comunali come se fossero luoghi di personale potere. Spesso mi sono ritrovato innanzi a burocrati che hanno deciso arbitrariamente respingendo una richiesta, rifiutando di dare spiegazioni o, ancora, accogliendo proposte e progetti che non comportavano loro alcun rischio. Ritengo, e non è un’opinione priva di dati di realtà, che ancora oggi molti progetti potenzialmente sovvenzionabili dalla Comunità Europea non vengono accolti perché comporterebbero un rischio ed un ulteriore lavoro per chi riveste un ruolo all’interno della pubblica amministrazione.
Salomone si pone in ascolto per distinguere il bene dal male. L’arte del discernimento è virtù necessaria ad ogni cristiano, altrimenti saremmo come canne sbattute dal vento, senza una direzione e in balìa degli eventi di turno. Il cristiano è protagonista della sua storia e ciò non significa che essa sia sempre lineare o semplice ma che ognuno può decidere il da farsi di fronte ad ogni situazione. Gli eventi sono occasione per confrontarsi con la vita e non per subirla passivamente.
Il discernimento passa per ciò che davvero conta nella propria esistenza. Le parabole del Regno di Dio proposte in questa domenica ci questionano su ciò che è davvero centrale per ciascuno, mostrano come all’azione misericordiosa di Dio è necessario che segua la responsabilità e la cura dell’uomo.
Nella prima scena troviamo l’esperienza di chi trova un tesoro in un campo e per averlo lo nasconde poi vende tutto e compra il campo. Abbiamo bisogno di imparare a custodire il nostro tesoro, ciò che è davvero importante per la propria vita. Vendere tutti i propri averi per avere il campo ove sta il tesoro è l’esperienza del cristiano che lascia tutte le altre cose per avere quella più preziosa. Non si tratta di non avere nulla ma di avere ciò che davvero conta.
La seconda parabola indica l’importanza del cercare la perla preziosa, la vita è ricerca e mai punto di arrivo definitivo. Non è vero che la vita è affidata al caso, troppo spesso sentiamo espressioni del tipo “quella persona ha avuto fortuna… ci vuole fortuna nella vita”, come se ci fosse una divinità a sovrintendere il bene o il male da dare e riducendo, oltretutto, la vita di una persona al fortuito!
Con il termine “tesoro” si intende la relazione con Dio, la comunione con Lui e, di conseguenza, con l’umanità, è da intendersi anche la Sapienza di Dio cioè il suo modo di leggere la realtà ad esempio non cadendo nella disperazione a motivo delle tante contrarietà della vita. Significa riprendersi il potere sulla propria vita, capacità di affrontare il tutto non da soli ma con Dio.
Chi si decide per il tesoro allora trova la gioia, così ne parla la parabola. È quel sentimento profondo che non è frutto dell’immediato, casomai quella è una gioia iniziale che poi lascia la tristezza ed il cuore frammentato. È la gioia di chi persevera nel Bene, lo custodisce malgrado le incomprensioni e le persecuzioni. Tutto il resto appare secondario quando si è trovato il centro della propria esistenza.
Pensando ai MdS la parabola della rete piena di pesci ci rimanda alla responsabilità che abbiamo tutti. La rete, immagine del regno di Dio, trae dal mare i molti pesci segno dell’umanità che abbisogna di essere tirata fuori dal male, dalla morte, dai pericoli. Il Missionario non può non avere un cuore misericordioso, se si fa “giusto” allora non ci sarà rete, la trama sarebbe troppo larga e, pertanto, inclemente verso i reali bisogni dell’umanità. l’Annuncio non può trasformarsi in un giudizio ma abbisogna di mantenere vivo il senso della generosità e della gratuità: la semina è senza misura, la rete è aperta indistintamente a tutti. l’esperienza di fede non è mai scontata, l’altro va accolto con novità di vita, ogni incontro personale è unico e, pertanto, sacro. C’è una costante novità nell’esperienza cristiana ma questa è il frutto di un cuore docile, capace di rimanere aperto alle provocazioni che ci vengono da Dio.