apr
3
2016

Il Rischio della Pasqua

      Abbiamo vissuto un tempo di attesa, quaranta giorno di cammino per arrivare alla meta e da due giorni ci siamo immersi nel triduo pasquale per arrivare, ora, a questa notte in cui abbiamo visto prorompere la Luce della Pasqua.

     Che senso ha tale liturgia così preziosa per noi cristiani? Quale è il significato della Pasqua che ogni anno celebriamo quale centro della nostra vita?

       Ora la Parola ci pone innanzi un luogo: un sepolcro vuoto in cui c’è l’assenza di Dio. Un luogo dove in realtà non possiamo trovare risposte alla nostra vita,  il cristiano è colui che smette di rivolgere il suo sguardo verso il sepolcro vuoto e ascoltando il Maestro si volge alla sua Parola per iniziare un cammino nuovo.More...

nov
8
2015

L'Occasione della vita

        La vita è sempre Occasione, per l'umile anche la debolezza diventa forza. Due donne ci interpellano oggi, la Parola di Dio ci mette innanzi le gesta di due creature che osano rispondere alla chiamata di Dio non fuggendo dal proprio quotidiano, fidandosi pur passando per la prova. Anzi, dai due racconti si evince che la prova diventa il luogo privilegiato per abbandonarsi pienamente a Dio e lasciarci portare oltre.More...

apr
26
2015

Custodi e non padroni

       In questa IV domenica di Pasqua il Vangelo di Giovanni (10, 11-18) recupera il volto del Pastore per dare ulteriormente significato all’esperienza pasquale. Il Cristo è morto e risorto per donare la vita, quella vera, all’umanità che si rivolge a Lui, per custodirla e condurla ai pascoli erbosi dell’eternità.

       Gesù continua la sua rivelazione e  quella del Padre dicendo: “Io sono il Pastore buono e bello”. Il nome di Dio che conosceva bene la tradizione d’Israele e cioè “Io sono”, ora viene declinato con la caratteristica della bontà e della bellezza del pastore. In quel “Io sono”, rivelato per la prima volta a Mosè, Dio si era manifestato come il presente, letteralmente traducibile con “Io sono qui colui che sono qui”. È il Dio della storia, il Dio che si fa compagno di cammino e, proprio lungo la strada, rivela la sua identità quale “luce, pane di vita, sorgente d’acqua che zampilla, via verità e vita, il Risorto”.More...

apr
21
2013

La Cura del Bel Pastore

    Oggi celebriamo la Giornata Mondiale per le Vocazioni. Padre Francesco, il Vescovo di Roma, recuperando l’immagine del Bel pastore proposta dal Vangelo (Gv 10, 27-30), indica quale stile è chiamato a vivere ogni Pastore a servizio nella Chiesa. La cura del Gregge secondo il cuore di Dio.
     Penserei da tre dimensioni che ci permettono di sintetizzare lo stile proposto da Gesù. 
     In primo luogo partire dalla dimensione dell’ascolto. Se di Dio si può dire che “In principio è la Parola” dell’uomo si può dire che “In principio è l’Ascolto”. L’essere umano è relazione e ciò significa che non può chiudersi in se stesso per vivere, ha bisogno di mantenersi aperto all’ascolto per trovare la propria direzione di vita, vivere emozioni e nutrire desideri. La persona che pretende di bastare a se stessa volendo diventare “parola” per l’altro, ergendosi ad idolo, di fatto non vive relazioni ma soggioga, manipola, asserve l’altro a se e ciò spegne la propria ed altrui vita. Noi viviamo se permaniamo in ascolto, Gesù dice che il gregge ascolta e riconosce la voce del Pastore che si prende cura. Ascoltare l’altra persona ci permette di cogliere, dal tono e dalla cadenza oltre che dai contenuti, il sentimento che nutre per noi. Ascoltando la Voce di Dio ciascuno può mettersi in cammino perché si sente amato. Il discepolo ascolta e segue, dall’ascolto nasce la sequela.  
      Un secondo aspetto è l’uscire dalla logica di appropriazione. Così oggi ha ribadito padre Francesco: “ricordate che la Parola di Dio non è proprietà vostra, è Parola di Dio. E la Chiesa è la custode della Parola di Dio … per favore, non vi stancate di essere misericordiosi. Con l’olio santo darete sollievo agli infermi e anche agli anziani: non abbiate vergogna di avere tenerezza con gli anziani. …  siete pastori, non funzionari. Siete mediatori, non intermediari. Abbiate sempre davanti agli occhi l’esempio del Buon Pastore, che non è venuto per essere servito, ma per servire, e per cercare di salvare ciò che era perduto”.
Gesù si definisce quale Bel pastore e spiega questo attraverso l’esempio di vita, non è un “bel parlare” come spesso accade, non possiamo nutrirci di “belle parole” anzi queste ci strappano la verità e, di conseguenza, la bellezza della vita! More...

apr
6
2013

L'esperienza pasquale è frequentazione quotidiana

       In questi giorni la liturgia, per un’intera settimana, torna a riproporci le apparizioni del Risorto ai discepoli, come a significare l’insistenza di Dio ed il bisogno di frequentazione di quei fatti per poterli accogliere e comprendere.
          In realtà ciascuno di noi ha bisogno di una frequentazione assidua e quotidiana per potersi affezione a Dio, o meglio cogliere il suo affetto per noi. L’esperienza pasquale appartiene al cristiano che si lascia frequentare da Dio e pertanto si dispone a questa amicizia. Altrimenti la preghiera di un momento o un limitato periodo mai riuscirà ad aprire i nostri occhi e scaldare il cuore.
         In questa domenica intitolata alla Divina Misericordia assistiamo ad un nuovo incontro, l’ennesimo, che sembra darci indicazioni importanti sul come nutrire la nostra vita pasquale.
         I discepoli hanno ascoltato dalle donne il racconto della tomba vuota. Già per chi aveva visto il sepolcro vuoto era stato difficile comprendere, credere che non avessero trafugato il corpo inerme del Maestro, per i discepoli che hanno ricevuto quell’annunzio la comprensione è ancora più difficile!
        Sono disorientati, e ora si trovano nel cenacolo il luogo in cui il Maestro aveva dato loro da mangiare il suo corpo, e consegnato le ultime istruzioni: il comandamento dell’amore ed il significativo gesto della lavanda dei piedi.
       È sera, è la sera di un giorno, in realtà nella computazione ebraica sarebbe l’inizio del giorno nuovo, di fatto indica la sera di un giorno, quello di Pasqua, che non ha tramonto. Si fa sera nel nostro giorno quando non abbiamo più la capacità di vedere, di accogliere la luce.
       Questa è la loro disposizione d’animo, la chiusura, e aggiunge il testo indicando che stanno lì perché presi da paura. Si ritrovano assieme perché dominati dalla paura ed infatti “ognuno sta presso di sé”. È l’esperienza che facciamo noi umani quando viviamo da estranei cioè chini su noi stessi, pronti a difenderci dall’altro, considerato non come fratello ma come potenziale nemico.More...

mar
31
2013

Pasqua, desiderio del Cielo

   Celebriamo la Pasqua dono di Vita nuova. Qua a Gerusalemme il Sepolcro vuoto dice, come allora, che Cristo è Risorto.
             Allo stesso modo nelle nostre esistenze siamo chiamati ad abbandonare i luoghi di morte e volgere lo sguardo ove Cristo ci attende.
             Anche per noi la fiamma del Cero pasquale che ora troneggia innanzi al Sepolcro possa significare Desiderio del cielo, desiderio di una Luce che mai si spegne.   
             L’esperienza pasquale ci libera da quanto vorrebbe impedirci l’espressione piena, anche dalla tentazione di non essere fatti per l’eternità e quindi per la Comunione con Dio, la tentazione di “doverci accontentare”, di essere “meno degli altri” o, ancora, di avere “una vita senza senso”.
             Sembrano questi i “discorsi di morte” che facevano tra loro i discepoli diretti ad Emmaus.
Possa questa Pasqua aprirci gli occhi e riscaldare il cuore così come accadde  loro.
             Mi tornano in mente le parole di don Pino Puglisi, lui uomo semplice che sapeva farci ricordare il Bene per il quale siam fatti: Ognuno di noi sente dentro di sé una inclinazione, un carisma. Un progetto che rende ogni uomo unico e irripetibile. Questa chiamata, questa vocazione è il segno dello Spirito Santo in noi. Solo ascoltare questa voce può dare senso alla nostra vita.
                                           Possa ciascuno sperimentare la tenerezza di Dio.  Shalom aleichem

 

apr
7
2012

Non abbiate timore

    La Pasqua è passaggio da morte a vita, movimento che passa per il silnezio del sabato santo, esperienza di confronto con il limite umano. Si, l’esperienza della morte mostra l’impotenza umana, l’incapacità di mostrarsi forti da soli. È una realtà che fa paura, proprio la paura di morte potrebbe dis-orientare tutta la vita fino a farla intendere come una continua sfida a cui dover rispondere per dimostrare che si è altro: forti, onnipotenti, capaci di farcela da soli.
    Eppure la chiesa oggi, sabato santo, celebra il giorno del silenzio, è un giorno in cui l’ebraismo vieta ogni lavoro, è il giorno in cui non si lavora, è il giorno del riposo, un giorno improduttivo dal punto di vista del fatturato o delle cose da fare. Il cristiano si ritrova di fronte a questa esperienza: ha contemplato l’atto della consegna totale di Gesù, sulla croce ha visto il Maestro bistrattato, ferito, beffeggiato, ucciso. Un corpo inerme ora è quello che custodisce la promessa di una vita nuova, di una vita che vince anche la morte. More...

apr
1
2012

Umile cavalcatura per mostrare la regalità

    Nelle vie delle nostre città oggi è possibile scorgere processioni festanti ove vengono sventolati ramoscelli d’ulivo segno di quella vicenda che ancora resta di difficile comprensione. È la domenica delle palme che per la chiesa celebra l’ingresso di Gesù in Gerusalemme ove avrà compimento la sua missione di vita. Sembra paradossale il modo scelto dal Messia per arrivare alla città santa. Certo tutti conosciamo la storia di re, fieri condottieri, che entravano nelle città a loro sottomesse portati da cavalli, ma di re che entravano cavalcando un giovane puledro d’asina certo la storia non ne parla.
     La storia antica ama mostrare le grandi gesta di vincitori ed il cavallo con il quale si andava in guerra certo ne era il segno più emblematico. È follia credere che si possa avviare un profondo processo di cambiamento abbandonando la logica di potere, di competizione o di dominio sull’altro. Proprio il segno dell’umile cavalcatura viene immediatamente a mostrare l’intenzione di Gesù. More...

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